Per iniziare

Tarocchi classici

Chi è alle prime armi nella lettura dei Tarocchi potrebbe trovare interessante questo articolo, nel quale raccolgo alcuni suggerimenti utili per cominciare a fare pratica.

Prima di tutto, mi sembra imprescindibile riportare le parole di Alejandro Jodorowsky a proposito della lettura per se stessi:

“La pratica della lettura per se stessi è uno dei modi migliori per approfondire i Tarocchi. E’ la cosa più facile da fare (basta avere un mazzo di carte) e insieme anche la più difficile (si è contemporaneamente consultanti e lettori, e rischiamo di inciampare nelle nostre resistenze). Ma è anche una fantastica scuola di approfondimento e di umiltà che ci fa conoscere le nostre difese. […] Per leggere i Tarocchi a noi stessi, bisogna tenere conto di un postulato di base: non mi conosco nel presente. Quindi, è fondamentale che mi faccia delle domande sulla mia situazione, sul mio presente. Anche l’umiltà è un ingrediente utile per lavorare con i Tarocchi”.

Detto questo, posso dare qualche semplice consiglio su come maneggiare le carte. Per cominciare, credo sia una buona idea usare un tessuto in tinta unita (il viola è il colore ideale) come base su cui stendere le carte. Prima di mischiare i Tarocchi, è bene accertarsi che nessuno di essi sia rovesciato: ritengo, infatti, che una lettura con gli Arcani al rovescio possa risultare fuorviante, poichè viene facilmente caricata di significati negativi se non addirittura tragici. E’ anche vero, tuttavia, che i principianti possono essere facilitati nell’interpretazione dal fatto che le carte escano al dritto oppure al rovescio: in tal caso, è bene ricordare che gli Arcani rovesciati non annunciano sciagure ma semplicemente blocchi da sciogliere. Dopo aver mescolato le carte, le si stende sul tavolo; non è affatto necessario tagliare il mazzo, contrariamente a ciò che molti pensano. Una volta stese le carte, si scelgono uno o più Arcani che vengono disposti, coperti, a seconda del metodo di lettura scelto. Quindi, si procede a scoprire le carte: è possibile girarle una ad una e interpretarle man mano che le si scopre, oppure voltarle tutte insieme ed effettuare una lettura complessiva.

Indicazioni molto interessanti si possono ricavare dalla lettura dell’Arcano che viene a trovarsi in fondo al mazzo al termine del consulto, dopo che tutte le carte sono state raccolte e riunite. Questo Arcano, infatti, può essere considerato come un ulteriore approfondimento sul quale meditare, o come un’indicazione circa la tonalità complessiva del tiraggio: è come un sogno che facciamo appena prima di svegliarci e che perciò ci rimane fortemente impresso nella mente.

Quando si consultano i Tarocchi, la domanda deve essere formulata con molta cura. La prima cosa da ricordare è che i Tarocchi non fanno profezie sul futuro; quindi, non bisogna chiedere “Troverò lavoro?” ma piuttosto “Che cosa posso fare affinchè la mia ricerca di lavoro abbia successo?”. Infatti, anche ammesso che i Tarocchi siano in grado di predire il futuro, una domanda a risposta secca del tipo “Il mio progetto avrà successo?” tende a negare le possibilità di azione del consultante: quest’ultimo, invece, deve allontanare da sè l’idea di trovarsi in mano ad un destino ineludibile, in modo da poter diventare il soggetto attivo, il motore della propria esistenza. Inoltre, bisogna imparare a formulare le domande in maniera positiva, ponendo cioè l’accento sulle possibili soluzioni dei problemi, piuttosto che su questi ultimi: invece di chiedere “Perchè le mie relazioni non durano?” è preferibile domandare “Che cosa posso fare affinchè le mie relazioni durino a lungo?”.

Anche l’interpretazione che diamo delle carte estratte può essere positiva o negativa, a seconda di come noi decidiamo di leggerle, e non si può affermare a priori che sia sbagliato dare al tiraggio una sfumatura di significato tendente al negativo: i Tarocchi si comportano infatti come degli specchi e, se noi siamo persone inclini alla depressione o al pessimismo, tenderemo a considerare in maniera più accentuata quegli aspetti degli Arcani che sembrano rimarcare la nostra mancanza di fiducia. In realtà, nei Tarocchi di Marsiglia, non esistono Arcani solo positivi o solo negativi: ciascuno di essi è neutro, e può assumere un valore più o meno positivo a seconda di ciò che noi scegliamo di vedere.

Quando si leggono i Tarocchi di Marsiglia è molto importante rilevare la ripetizione dei simboli (ad esempio la presenza di due anfore sia nell’Arcano XIIII, Temperanza, che nell’Arcano XVII, La Stella), ma anche osservare in che modo i dettagli (colori, oggetti, forme) si trasformano passando da una lama all’altra. Questo lavoro di osservazione è un elemento chiave per interpretare un tiraggio di Tarocchi come un insieme armonico e non come una successione di elementi isolati. Un esempio molto interessante di reiterazione di simboli – del quale parlo in un apposito articolo al quale vi rimando – è quello che riguarda tre Arcani apparentemente diversi tra loro: II Diavolo (XV), Il Sole (XVIIII) e Il Giudizio (XX).

Un’altra modalità di lettura che permette di rilevare i legami esistenti tra gli Arcani consiste nel seguire la direzione degli sguardi dei personaggi. Sostanzialmente si estraggono tre carte ma, se il protagonista della carta A guarda verso sinistra, converrà scegliere un altro Arcano che costituirà l’oggetto della sua attenzione; lo stesso procedimento verrà applicato sull’altro lato del tiraggio, qualora il personaggio della carta C guardi verso destra. Si continua ad aggiungere carte in questo modo finchè tutti i personaggi si guardano tra loro oppure guardano di fronte a sè. Questo metodo, del quale parlo diffusamente nella pagina intitolata “Gioco degli sguardi”, permette di inscenare dei veri e propri racconti per immagini.