Il rapporto azione-ricezione nei Tarocchi

» Posted by on Mar 27, 2017 | Commenti disabilitati su Il rapporto azione-ricezione nei Tarocchi

Uno dei meccanismi attraverso cui i Tarocchi esprimono al meglio le proprie potenzialità è quello dell’opposizione tra gli elementi contenuti in due diversi Arcani oppure all’interno di un’unica carta. Tale meccanismo viene declinato nelle più diverse forme: maschile-femminile, essere umano-animale, essere umano-angelo, vestito-nudo, in movimento-statico ecc.

Vorrei prendere ora in considerazione il rapporto di opposizione che intercorre tra attività e ricezione. Ho già parlato di come questa alternanza viene evidenziata negli Arcani Minori (nel seme di Spade, ad esempio, gli Arcani di numero dispari e dunque attivi contengono al centro una spada, mentre quelli di numero pari e dunque ricettivi raffigurano un fiore al posto della spada centrale). Qui vorrei invece descrivere il modo in cui questo rapporto di opposizione si esplica negli Arcani Maggiori: a tale scopo, prenderò in considerazione due esempi.

Rapporto tra L’Appeso (Arcano XII) e L’Arcano Senza Nome (Arcano XIII)

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C’è un’estrema tensione tra questi due Arcani: mentre L’Appeso si trova in una situazione di immobilità forzata e priva di alternative, L’Arcano Senza Nome rappresenta una vigorosa azione trasformatrice e, in parte, distruttiva. Entrambi sono impegnati nel sovvertimento della propria realtà, ma le modalità con le quali intraprendono quest’opera sono opposte: L’Appeso smette di scegliere e si lascia immobilizzare sprofondando nella ricerca interiore; L’Arcano Senza Nome distrugge il mondo vecchio per permettere a quello nuovo di nascere. Lo stato di non-azione dell’Arcano XII è come un seme che prepara la schiusa, l’esplosione vitale dell’Arcano XIII.

Quando il XII precede il XIII, ci troviamo di fronte ad una esplosione vitale volta a distruggere il vecchio per fare spazio al nuovo. Tutto ciò che è stato a lungo “covato” dall’Appeso emerge in maniera davvero energica nell’Arcano Senza Nome. E’ dunque in atto un grande cambiamento, una rivoluzione di cui però non si conosce ancora il risultato: per saperne di più occorrerebbe estrarre almeno un’altra carta.

Quando invece il XIII precede il XII, ci troviamo di fronte a un tentativo di cambiamento che viene frustrato e sfocia nella paralisi. L’energia trasformatrice dell’Arcano Senza Nome urta contro la barriera innalzata dall’Appeso e implode su se stessa: così, la distruzione del vecchio tentata dall’Arcano XIII rischia di trasformarsi nell’autodistruzione del consultante.

 

Rapporto tra Il Diavolo (Arcano XV) e La Torre (Arcano XVI)

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La struttura di questi due Arcani è molto simile ma antitetica al tempo stesso: nella prima lama incontriamo un personaggio dominante (Il Diavolo) rispetto a due accoliti legati tra di loro e immersi in un mondo sotterraneo; nella seconda ci troviamo invece all’aria aperta, in un luogo in cui una creatura dominante (La Torre) fa da sfondo alle gioiose acrobazie di due personaggi che, pur essendosi affrancati dai vincoli che li imprigionavano, continuano a guardare verso il basso, verso la terra. La Torre simboleggia dunque la prima risalita dell’energia dalle profondità dell’inconscio.

Quando il XV precede il XVI, assistiamo all’emersione gioiosa di forze sotterranee: tutto ciò che prima era celato (segreti meravigliosi oppure vergognosi) viene scoperto o rivelato. Il Diavolo rappresenta il desiderio che sfocia nella dipendenza, ma anche la creatività profonda: La Torre può quindi simboleggiare una grande passione che viene alla luce, come pure il fuoco creativo che ha finalmente modo di esprimersi e di rivelarsi al mondo. Può essere un momento di felicità o di vergogna, ma è comunque una tappa purificatrice.

Nel caso in cui il XVI preceda il XV, assistiamo ad un’involuzione, ad un’implosione dell’energia, la quale sprofonda nella materia e si aggrappa ad essa: all’esplosione gioiosa segue una caduta nella dipendenza e nell’adorazione. Può essere l’annuncio di una grande passione, che tuttavia si presenta probabilmente sotto forma di un legame tormentato e forse morboso, difficile da sciogliere.